Nella lunga intervista rilasciata dal responsabile del settore giovanile dello Zaule Rabuiese Massimo Macaluso per TSportinthecity parla della società, del settore giovanile e di come sarà la prossima stagione sportiva.
“Non sono pessimista” afferma Massimo Macaluso”, “ma non abbiamo notizie confortanti su una pronta ripresa”.
Macaluso parla anche del settore giovanile dello Zaule e di come la società è rimasta sempre in contatto “telematico” con tutti i ragazzi in questo momento difficile. “Ci sentiamo una grande famiglia e ci teniamo a tutti”, afferma Macaluso.
Le preoccupazioni per la ripresa dell’attività sportiva sono molte, anche perché “i protocolli previsti sono proibitivi per le associazioni dilettantistiche”.
Sicurezza e salute dei ragazzi è la priorità per lo Zaule Rabuiese che è pronto per ripartire.
“Il rispetto dei protocolli sanitari va approfondito… ci si deve adeguare senza fare chiacchiere”.
Macaluso è molto soddisfatto per come si è conclusa la stagione a febbraio “perché avendo fatto un cambiamento radicale rispetto alle metodologie di insegnamento, bisognava mettere in moto tutto un sistema, tutto l’ambiente che comprende la società e i tecnici, i ragazzi che sono abituati ad altri modi di essere allenati e, soprattutto, i genitori: sono molto soddisfatto perché, per il poco tempo, immaginavo maggiori ostacoli a questo tipo di approccio. In realtà, abbiamo trovato molta disponibilità e credo che nel tempo potremmo avere delle belle soddisfazioni.”
Nello sport e nel calcio si continua credere, “Il calcio è uno sport fantastico perché ti coinvolge totalmente: non è una questione tecnica, è una questione sociale, psicologica, è uno sport che ti prende l’anima, per cui è la vita”.
Qui sotto è riportata tutta l’intervista fatta da TSportinthecity
L’articolo di TSportinthecity
Chiusa obbligatoriamente in anticipo la stagione del calcio giovanile, non saranno trascurabili i problemi per la ripartenza, nella nuova stagione, per i vivai delle società dilettantistiche. Continuiamo a conoscere le varie realtà cittadine e, stavolta, ne parliamo con Massimo Macaluso, responsabile del settore giovanile dello Zaule.
Diciamo che siamo alla fine di un periodo molto difficile…
“E’ un periodo difficile – conferma Macaluso – che penso non sia ancora alla fine: non sono pessimista, ma non abbiamo ancora notizie confortanti su una pronta ripresa. Certo, rispetto al momento di punta, siamo andati avanti e siamo riusciti a superare un momento difficilissimo:e ora però, se dal punto di vista sanitario, sembra che le cose stiano andando in discesa, da quello sportivo, che ci riguarda, non sono tanto convinto che sia altrettanto facile.”
Una cosa la sappiamo finalmente: i campionati sono stati sospesi definitivamente…
“E’ una certezza – dice il dirigente dello Zaule – una cosa che si sapeva già, mancava soltanto la formalità, c’è ancora il consiglio di lega che deve valutare promozioni retrocessioni quanto riguarda i campionati dilettanti e staremo a vedere.”
Ma parliamo del settore giovanile dello Zaule: anche per la tua società sarà un bel problema pensare a come ripartire…
“Non abbiamo – precisa Macaluso – lasciato i ragazzi completamente, restiamo in contatto “telematico”, li cerchiamo, cerchiamo un contatto anche se è chiaro che non è calcio. E’ comunque uno star vicino, perché comunque per noi è importante la crescita dei ragazzi non soltanto dal punto di vista calcistico e tecnico: ci sentiamo una grande famiglia e ci teniamo a tutti. Importante, in questo momento, osservare il lato psicologico dei ragazzi: l’epidemia è una cosa epocale, non era mai capitata, è pesantissima sicuramente: però la vedo anche come una sfida o un’opportunità per le famiglie, per i genitori, per noi adulti, per ripensare alla gestione dei ragazzi, dei loro tempi, dei loro spazi e molto in generale, non soltanto per quanto riguarda l’aspetto sportivo.”
Il risultato nelle giovanili dovrebbe essere lasciato da parte per permettere ai ragazzi di divertirsi…
“Questa – afferma Macaluso – è stata sempre la filosofia che ha caratterizzato sia la mia personale visione del calcio giovanile, sia quello della società che rappresento. Si tratta di crescita dei ragazzi, non di risultati. Di crescita tecnica sicuramente perché, se giocano a calcio e di calcio che si parla e nel calcio si cresce. Ma la crescita deve comprendere tutti gli aspetti: deve essere psicologica, morale, una crescita con sani principi e con un amore per il calcio che dovrà rimanere fino quando si diventerà grandi.”
Quanti ragazzi ci sono nel settore giovanile viola?
“Dagli allievi – precisa il responsabile del settore giovanile dello Zaule – ai primi calci sono centodieci tesserati…”
… che dal primo luglio potrebbero riprendere l’attività: preoccupazioni per la ripresa?
“Assolutamente si – conferma Macaluso – più che una preoccupazione è una presa d’atto perché
i protocolli previsti sono proibitivi per le associazioni dilettantistiche: sono degli impegni molto grossi ed è difficilissimo rispettarli. Noi siamo pronti già per il camp di luglio che, tradizionalmente, organizziamo ogni anno. Siamo pronti ad accogliere i ragazzi, però il rispetto dei protocolli sanitari va approfondito e sarà abbastanza pesante farlo. D’altra parte, in primis viene la sicurezza e la salute dei ragazzi, pertanto ci si deve adeguare senza far chiacchiere.”
Come sarà la prossima stagione dei giovanili?
“È molto difficile rispondere – commenta Macaluso – e purtroppo sono un po’ pessimista: non riesco ad immaginarla in questo momento. Riesco però ad immaginare che, in questo periodo in cui c’è molto tempo per riflettere per noi adulti che organizziamo nel mondo calcio, in qualche modo si dovrebbe vedere se l’ attuale assetto dei campionati giovanili, in particolare quelli agonisti dai giovanissimi in poi, sia la formula giusta o se in qualche modo le cose possano essere riviste, visto che poi il calcio in questi ultimi anni, specialmente nella nostra città, ha subito delle flessioni abbastanza importanti.”
Tutto lo staff dello Zaule è pronto a ricominciare…
“Certo – conferma il dirigente viola – più che ricominciare, da quest’anno avevamo organizzato la società e l’attività dei ragazzi con la metodologia dei centri federali territoriali del settore giovanile e scolastico ed essendo una società di calcio “élite”, abbiamo preso questo spunto per programmare l’attività in maniera importante per più di un anno, con la prospettiva di avere l’atleta come protagonista principale al centro dell’attività, in un clima sereno, con gli allenamenti organizzati e programmati che siano molto gioco con meno esercizi, con un elevato tempo di impegno motorio ed una conduzione da parte degli istruttori non direttiva. Ecco, queste sono le nostre linee guida, per cui siamo pronti.”
Un problema potrebbero essere gli istruttori, non più giovanissimi, preoccupati dell’emergenza sanitaria…
“Siamo tutti a rischio contagio – osserva Macaluso – adesso in maniera minore rispetto a qualche tempo fa: se dipendesse dall’età, noi abbiamo istruttori non tanto avanti con gli anni. Ripeto, il rispetto dei protocolli sanitari per la tutela della salute deve essere assoluto, per cui anche a loro va particolare attenzione.”
Eri soddisfatto della stagione che si è conclusa a fine febbraio…
“Molto soddisfatto – conferma Macaluso – perché avendo fatto un cambiamento radicale rispetto alle metodologie di insegnamento, bisognava mettere in moto tutto un sistema, tutto l’ambiente che comprende la società e i tecnici, i ragazzi che sono abituati ad altri modi di essere allenati e, soprattutto, i genitori: sono molto soddisfatto perché, per il poco tempo, immaginavo maggiori ostacoli a questo tipo di approccio. In realtà, abbiamo trovato molta disponibilità e credo che nel tempo potremmo avere delle belle soddisfazioni.”
Pessimista per il futuro, ma nel calcio continui a crederci: qual è il tuo invito per far avvicinare al calcio i più piccolini…
“I piccoli – ribadisce Macaluso – devono divertirsi, devono giocare, devono essere spensierati perché già la vita ci riserva impegni così importanti da affrontare. Il calcio è uno sport fantastico perché ti coinvolge totalmente: non è una questione tecnica, è una questione sociale, psicologica, è uno sport che ti prende l’anima, per cui è la vita. Noi offriamo proprio questo tipo di visione: i ragazzi devono divertirsi, non c’è selezione: loro devono essere messi in grado di sbagliare senza aver paura. Sbagliare per imparare, sbagliare per crescere: poi la selezione avviene naturalmente, dopo una certa età, perché quando si cresce si fanno delle scelte, chi è più portato, chi è meno portato, e quella è una cosa naturale, com’è sempre stata. Noi siamo qua per far divertire i ragazzi.”